AVIS - Legislazione Trasfuzionale              CAVA MANARA
 
 

Linee-guida per lo svolgimento di attività mirate
di informazione e promozione della donazione di sangue
nelle regioni che non hanno conseguito l'autosufficienza.

Decreto Ministeriale 1/9/1995 - Gazzetta Ufficiale n° 240 del 13/10/95


IL MINISTRO DELLA SANITA'

DECRETA:

Sono approvate le accluse linee-guida per lo svolgimento di attività mirate di informazione e promozione della donazione del sangue nelle regioni che non hanno conseguito l'autosufficienza (allegato 1).

Roma, 1° settembre 1995

Il Ministro: GUZZANTI


Registrato alla Corte dei Conti il 22 settembre 1995
Registro n. 1 Sanità, foglio n. 299

ALLEGATO 1

LINEE-GUIDA PER LO SVOLGIMENTO DI ATTIVITA' MIRATE DI INFORMAZIONE E PROMOZIONE DELLA DONAZIONE DI SANGUE NELLE REGIONI CHE NON HANNO CONSEGUITO L'AUTOSUFFICIENZA

Premessa.

Periodicamente si ripropone l'esigenza di una riflessione sulla situazione dell'Italia relativamente alle attività di raccolta, conservazione, lavorazione e trasfusione del sangue e dei suoi derivati corpuscolari e plasmatici.
Ciò è dovuto alla coesistenza nel nostro Paese di due situazioni concomitanti, il livello delle prestazioni assistenziali sanitarie, che comporta un elevato fabbisogno di supporti ematici, e il non soddisfacente apporto delle donazioni periodiche, relativamente ad alcune realtà regionali per quanto riguarda il sangue intero e globalmente il territorio nazionale per quanto attiene gli emocomponenti.
La imprescindibile necessità di una autosufficienza nazionale è stata da tempo sottolineata tanto dalle autorità sanitarie che dagli organismi tecnici e deriva non tanto, come in altri settori, da esigenze di tipo economico, quanto da una oggettiva maggiore sicurezza dei prodotti ematici ricavati da donazioni nazionali, almeno nei confronti di quelli di origine extracomunitaria, legata alla maggiore possibilità di controllo della effettiva provenienza d donatori idonei (volontari periodici non retribuiti).
I positivi risultati, specialmente in termini di prevenzione della patologia infettiva, evidenziati dai centri trasfusionali e dalle realtà locali che già hanno raggiunto una completa autosufficienza devono costituire uno stimolo ulteriore verso il pieno conseguimento dell'obiettivo.
Tuttavia, l'esperienza più recente ha documentato che se il raggiungimento di una situazione di autosufficienza nazionale costituirebbe un risultato di rilievo, anche in tale condizione una serie di problemi verrebbero, comunque, a manifestarsi.
In particolare, la necessità di trasferimento di unità di sangue a distanze anche notevoli dal luogo del prelievo rappresenta di per sé una oggettiva situazione di aumento di rischio, legata alla probabile necessità di eseguire parte degli esami di screening nel centro di prelievo e parte in quello di somministrazione, evento a sua volta fonte di possibili errori e omissioni.
Per detti motivi non è rinviabile l'esigenza di mirare al raggiungimento di una autosufficienza locale, almeno relativamente al sangue intero e agli emocomponenti corpuscolati, obiettivo da raggiungere sia mediante un intervento dell'autorità centrale che destini in modo mirato le risorse finalizzate alle attività di promozione-informazione della donazione di sangue, sia tramite la piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni locali nelle regioni maggiormente carenti.

Ruolo delle istituzioni

Come è noto, il pieno funzionamento della organizzazione trasfusionale si basa su due fondamenti:
la disponibilità dei cittadini a donare il sangue volontariamente e periodicamente; ciò richiede da un lato un 'opera di sensibilizzazione costante, rivolta, soprattutto, alle persone più giovani e sane, in quanto migliori candidati alla donazione; dall'altro una rassicurazione sia relativamente alla innocuità della procedura, sia riguardo al fatto che il successivo impiego del sangue risulti ottimale e non sia, invece, oggetto di sprechi e speculazioni;
la presenza di una strutturazione logistica adatta, che consenta di impiegare le risorse disponibili al minore costo.
Entrambi questi requisiti possono venire soddisfatti solo se tutti vari livelli istituzionali vengono coinvolti nella attività.

1) Ministro della sanità

Compito dell'autorità centrale è la organizzazione di periodiche campagne informative di carattere nazionale (o pluriregionale), finalizzate alla crescita di una diffusa coscienza di donazione. Le campagne, condotte parallelamente allo svolgimento delle analoghe iniziativa in tema di AIDS e realizzate tramite le risorse finanziarie all'uopo destinate, puntano alla diffusione di una cultura nazionale della donazione quale strumento di solidarietà sociale, tramite messaggi aggiornati alle continue modifiche della situazione dei fabbisogni e delle possibilità tecnologiche e al riequilibrio delle disparità esistenti sul territorio nazionale, destinando maggiori risorse alle iniziative nelle regioni carenti.
Scopo delle campagne nazioni è anche l'incremento della quota di raccolta da donatori periodici nonché, in presenza di una struttura organizzativa adeguata, l'incentivazione alla donazione dei singoli componenti.

2) Regioni

Spettano alle regioni, che gestiscono ed organizzano l'intero sistema trasfusionale, la raccolta delle informazioni relative ai fabbisogni e alle disponibilità dei singoli centri, nonché la programmazione ed organizzazione di campagne informative mirate agli specifici bisogni locali, l'allestimento di materiali promozionali ed infornativi per gli enti locali e le associazioni di donatori, la formazione del personale sanitario sui problemi dell'impiego ottimale degli emocomponenti.
E' anche importante che l'istituzione regionale verifichi l'adeguatezza della organizzazione in rapporto all'obiettivo di recepire l'intera offerta di donazione esistente sul territorio e provvede a far fronte alle eventuali esigenze che si verrebbero a determinare nel caso di aumento della disponibilità di volontari.
E' anche opportuno che si stabiliscano rapporti di collaborazione fra due o più regioni con differenti livelli di autosufficienza, al fine di una integrazione delle esperienze e l'allestimento di progetti comuni sulle problematiche da superare.

3) Enti locali

Compiti dei comuni, dei raggruppamenti di comuni, delle comunità montane, da attuare in parte in collaborazione con le aziende sanitarie, sono:
acquisire un'esatta conoscenza della situazione locale dei bisogni e delle disponibilità trasfusionali; riferire alle regioni, tramite le aziende sanitarie, le difficoltà e le opportunità di sviluppo riscontrate;
attuare iniziative locali di promozione della donazione secondo gli indirizzi regionali e fornire ai cittadini interessati tutte le informazioni necessarie relativamente alle attività di donazione (indirizzi delle sedi di prelievo e delle associazioni di donatori periodici; tipologia degli emocomponenti richiesti; distribuzione di questionari di autoselezione per la idoneità alla donazione);
favorire le attività delle associazioni dei donatori periodici:

a)garantendo spazi per sedi e riunioni;
b) organizzando giornate promozionali per la raccolta di autofinanziamenti e per il reclutamento dei donatori;
c) fornendo appoggio logistico per la stampa di materiali informativi;
attuare iniziative nelle scuole, parrocchie, associazioni ricreative, ecc.;
stimolare i medici di famiglia e i farmacisti a divenire "opinion leader" della promozione alla donazione, fornendo anche materiale informativo (con indirizzi di riferimento, suggerimenti);
specie nelle piccole realtà locali, ove non è possibile creare una sezione di associazione donatori, stimolare la formazione di elenchi di volontari che accettino di sottoporsi alla donazione periodica o a periodici controlli sanitari per tenersi disponibili per eventuali esigenze di carattere locale.

Associazioni di donatori volontari periodici

Il ruolo fondamentale delle associazioni nel campo della promozione ed informazione sul sangue è testimoniato dal più elevato numero di donatori volontari periodici riscontrabile in quelle regioni dove maggiore è stata la loro attività.
Anche se nel passato il ruolo promozionale svolto dalle associazioni è stato importante, non di meno oggi che la diversa disciplina della raccolta lascia un maggiore spazio per questa attività, è opportuno che venga sfruttata la diffusione capillare del volontariato come elemento primario di sensibilizzazione della popolazione, particolarmente nei centri di piccole dimensioni nei quali è in grado di coagulare energie significative.
Compito delle associazioni è anche quello di stimolare l'ente pubblico ad attuare, a propria volta, iniziative promozionali, sia di tipo specifico che all'interno di attività ricreative o di momenti di aggregazione durante i quali è più facile richiamare l'attenzione della popolazione.
E' anche opportuno che il volontariato si attivi, di intesa con l'ente locale, per aiutare i donatori nel superamento di problemi organizzativi (es.: trasporto alla sede di prelievo) e per divenire qualificata fonte di informazione per i cittadini.
E', inoltre, auspicabile che vengano intraprese iniziative di collegamento con le altre associazioni di volontari attive nel campo sanitario (es.: volontari dei servizi di emergenza) e con le associazioni rappresentative di pazienti trasfusi eventualmente presenti. Specie questo tipo di collaborazione può contribuire al superamento dei timori e delle resistenze legate alla mancanza di conoscenze sul reale impiego del proprio sangue.

Attività nella scuola

Il ruolo della scuola dovrà diventare più significativo, tenendo conto che, come è stato sottolineato nelle premesse, l'attività di promozione ottiene maggiori risultati quando consente di reclutare soggetti in buona salute e in giovane età.
Anche se soltanto una piccola minoranza degli studenti è idonea ad una immediata attività di donazione, atteso il limite della maggiore età prescritto dalla legge, non di meno è fondamentale che un atteggiamento favorevole a divenire donatore si instauri prima che altri tipi di timori o pregiudizi intervengano ad ostacolare gli interventi promozionali, come invece accade in età più matura.
L'attività di stimolo alla donazione, come tutte le altre di tipo informativo-formativo relativo a tematiche mediche, non va espletata in maniera astratta e avulsa dal contesto educativo, ma inserita nei programmi di educazione alla salute già avviati o programmati in molte scuole italiane.
Premesso che l'attività educativa deve chiaramente espletare che la generosità connessa con l'attività di donazione presuppone l'assunzione di un responsabile atteggiamento nei confronti di abitudini "a rischio", i messaggi devono comunque evidenziare come la donazione periodica di sangue, lungi dall'essere fonte di danni, costituisca un valido presidio di prevenzione, grazie ai controlli generali sullo stato di salute effettuati regolarmente nei soggetti sottoposti a prelievi.
Su questo concetto è bene fare perno, oltre che su quello della solidarietà ai malati.
I programmi di educazione alla donazione vanno concordati di intesa tra regioni, enti locali e provveditorati agli studi, in un quadro di coordinamento e tenendo conto delle tipologie dei fabbisogni ematici locali.

Mondo del lavoro.

La necessità di aggregazione con finalità solidaristiche è da sempre avvertita negli ambienti di lavoro.
E' comune, infatti, l'esperienza di ricorrere ai colleghi in caso di necessità di sangue per sé o per i propri familiari, così come non rari sono gli esempi di gruppi di donatori periodici sorti in fabbriche ed uffici.
E' importante che questo patrimonio di solidarietà sia valorizzato, sulla base di un costante rapporto, al pari di quanto avviene con le associazioni di volontariato, con le istituzioni regionali e locali in modo che gli obiettivi da perseguire corrispondano alle mutabili esigenze del fabbisogno locale.
E', comunque, necessario che l'esistenza di gruppi di donatori disponibili nell'ambiente di lavoro venga resa nota all'ente locale o alla struttura preposta alla elaborazione dell'elenco delle associazioni di donatori.

Ambiente sportivo

Gli sportivi, insieme con i giovani, costituiscono, per le già dette ragioni, il target ideale di un intervento promozionale per la donazione di sangue.
Tuttavia, occorre superare una serie di ostacoli legati, essenzialmente, alla difficoltà per gli atleti agonisti di interrompere gli allenamenti o il calendario di impegni per il periodo di riposo necessario dopo un prelievo.
Come per le altre attività relative alla salute, è importante che lo sport venga sfruttato anche per la sua capacità di aggregazione e di promozione di valori positivi.

Ambiente militare

Notoriamente, i giovani militari, specie di leva, costituiscono già da tempo una delle maggiori fonti di rifornimento del sangue nel nostro Paese, grazie alle numerose e periodiche iniziative di promozione intraprese dal Ministero della difesa.
Per tale motivo, scopo delle iniziative promozionali in questo ambito deve essere la trasformazione del "donatore militare" in donatore permanente anche successivamente al momento del congedo.
Inoltre, va tenuta presente la necessità di incentivare la modalità di donazione diretta di emocomponenti (per aferesi), che oggettivamente non viene incoraggiata a causa del maggiore tempo per il quale il militare viene sottratto alle esigenze di servizio.
Va, inoltre, tenuta in considerazione la utilità di costituire, a livello del singolo corpo o raggruppamento, gruppi stabili di donatori, che siano in grado di fornire ai centri di raccolta un numero di volontari fisso e programmato anche se, ovviamente, costituito da persone differenti, sempreché accuratamente selezionate.

Conclusioni

Il Ministero della sanità, in collaborazione con le regioni, curerà, già a partire dalla attuazione della V Campagna informativo-educativa in tema di AIDS, l'adozione delle opportune iniziative al fine di realizzare il coordinamento tra tutte le strutture sopra elencate per il conseguimento degli obiettivi descritti nelle premesse.
Il Ministero provvederà, inoltre, al periodico aggiornamento delle attuali linee guida, alla luce delle mutate esigenze delle attività trasfusionali.