... architettura rustica                                  Cava Manara
 
 

Architettura Rustica

Così, come il dialetto, genuino, semplice e disadorno sta alla lingua, manierata, ripulita e complessa, la architettura rustica, sgorgata spontanea da artigiani dotati soltanto di preparazione pratica, sta alla architettura vera e propria con la quale ogni nazione civile innalza le proprie costruzioni grandiose per testimoniare il grado di potenza e di capacità raggiunte. Se questa ultima appartiene solamente ai popoli più evoluti e più ricchi, la prima appartiene a tutti, anche ai meno progrediti, anche ai più poveri, mentre ne rispecchia meglio la ispirazione spontanea e la genialità della stirpe.
Si tratta per la massima parte di abitazioni o di capanne di modeste pretese, costruite con materiali comuni esistenti sul posto e di facile impiego. Gli esempi più tipici li troviamo, naturalmente, lontani dalle città, cioè dove il cosiddetto modernismo non è arrivato ancora, e dove elementi unici per simili costruzioni sono: la necessità e le disponibilità.
Il popolo, questo meraviglioso artefice dall’intuito innato, che sa quasi sempre e con grande genialità coordinare gli usi ed i costumi coi bisogni proprii e della propria famiglia, ha trovato anche in questo campo il mezzo di esplicare le proprie attività caratteristiche. Gli esempi più tipici di architettura rustica noi li vediamo nell’Appennino pavese, dove da ogni costruzione traspare la praticità, la potenza e l’ingegnosità. Niente di superfluo, niente di manierato, nessun abbellimento di sorta. Tutto rivela chiaramente la mentalità e le abitudini liguri; ordine, praticità, economia.
Queste genti, navigatori per eccellenza, abituati a ricavare da ogni angolo della propria nave il massimo possibile della comodità e dell’utile, hanno trasportato anche nella casa gli stessi criteri. Renderebbe qualche cosa una gronda traforata o una mensola estetica? No! e allora niente traforo, niente estetica, ma al contrario due scale al posto di una per guadagnare tempo, un bugigattolo in più che può servire da ripostiglio, una gronda più sporgente che risparmierà la pioggia ed alle cui travi si potranno fissare i tiranti che sosterranno il ballatoio. Tutto calcolato, tutto equilibrato, il pro ed il contro, una specie di partita doppia in cui a ciascuna voce, dare, deve corrispondere un’altra, avere.

Notisi a proposito di gronda che dei quattro lati della costruzione uno solo la avrà molto sporgente, per le ragioni sopra esposte, gli a1tri tre l’avranno cortissima per risparmiare il materiale. Simili costruzioni raggiungono spesso il pittoresco, ma ciò è dovuto più all’amenità dei luoghi ed alla irregolarità delle costruzioni stesse, che non a voluti abbellimenti. Del resto, mi diceva, un giorno un artista ormai scomparso: «Per me più una cosa è irregolare, più è interessante». Paragona tu la poesia che traspira anche da un semplice muro costruito con mattoni e con pietre irregolari, in confronto ad uno fatto di cemento armato od anche sola mente con blocchi uniformi dello stesso cemento.
«La gli interstizi saranno disuguali e le stesse linee non saranno mai proprio ne rette ne parallele, qui invece tutto sarà a squadra ed a compasso, con una precisione esasperante».
Il materiale più comunemente usato per le costruzioni nell’Appennino pavese è costituito da pietre, in genere, arenaria, calce, sabbia e legname. Ivi la pietra è abbondante ed ottima; le lastre sottili servono per il tetto, quelle di più grosso spessore come blocchi per fondamenta, gradini a secco per scale e come muraglioni di sostegno, le altre servono benissimo per costruire i muri. La calce viene prodotta sul posto mediante primitive fornaci improvvisate un po’ dovunque dove abbonda il materiale calcare. La sabbia proviene dal letto dei torrenti ed il legname viene fornito dai boschi limitrofi. Le case sono quasi tutte ad un sol piano oltre il terreno con scala esterna e l’altezza dei piani è ridotta al minimo, tanto che ad una persona d’altezza appena superiore alla normale è permesso di toccare il soffitto alzando le mani.
Tutto ciò non contrasta con l’aerazione in quanto d’estate le finestre si tengono aperte, e d’inverno, per ripararsi dal freddo, stanno ben chiuse. Di solito il piano terreno è riservato alla stalla ed alla rimessa, mentre i locali d’abitazione sono al piano soprastante. L’interno di queste case è intonato ai costumi semplici di questa gente. I mobili, piuttosto rozzi sono fatti spesso dallo stesso proprietario e nulla di particolare vi risulta nello stile ancora piuttosto primordiale. Il tenore di vita è qui quanto di più modesto si possa immaginare e l’unico svago consiste nel radunarsi alla sera, sulla piazza del paese, vicino alla immancabile fontana pubblica, i giovani a cantare ed i vecchi a ragionare.

Qui la parola vale più di uno strumento notarile, tanto che le suddivisioni delle terre vengono fatte all’amichevole, e non è raro trovare beni che risultano indivisi da centinaia di anni. Merito, non indifferente di queste popolazioni è quello di dare poco commercio agli osti, ragione questa non ultima per cui il temperamento di questi buoni montanari è molto calmo e sereno. Se lo stile della casa costituisce un indice caratteristico dell’iniziativa individuale, e qualche volta delle difficoltà di ubicazione, di planimetria e finanziarie alle quali si è dovuto soggiacere, la forma e la disposizione di un vecchio ponte, o di un’antica fontana, a di una primitiva cappella stanno a dimostrare la risultante delle iniziative collettive di parecchi aggregati di persone, ognuna delle quali ha certamente contribuito con consigli, con denaro, con offerta di materiale o con lavoro. Con tutto ciò ben difficilmente capita di dover vedere costruzioni in pieno contrasto, non solo col buon gusto, ma anche col più elementare buon senso, e si può più spesso constatare come questi edifici, pur nella loro semplicità quasi primitiva costituiscano un insieme veramente razionale ed armonico.
Ponti in legno, in pietre o a struttura mista, ad archi od a travate a seconda della lunghezza e della portata, fontane semplici, ad abbeveratoio o a lavatoio, cappelle votive o chiesuole vere e proprie, invitanti tutte ad elevare il pensiero alla sublimità del Signore ed alla grandezza infinita di Colui al cui cospetto ogni uomo deve sentirsi ben piccola e misera cosa nelle mani del destino.