Rione EVASUR della frazione TORRE dei TORTI.

Torre dei Torti sorge all'estremo del terrazzo lomellino. L'abitato si affaccia alla valle del Ticino, nel punto in cui questa dà luogo alla vasta, antica bassura del Siccomario, e la domina da un dislivello di oltre venti metri. L'unica via conduce all'ingresso di una cascina, il nucleo più antico, dove si trovava la residenza padronale che ha lasciato il nome al luogo. Tutto il territorio di Torre era in periodo romano occupato dalla sylva carbonaria costituita da piante di alto e grosso fusto che servivano a fare il carbone. In essa fino al periodo medioevale vi trovarono rifugio i malfattorie predoni, lupi e altre fiere. Ebbe originariamente il solo nome di Torre ed appartenne al monastero di S. Maria Teodote di Pavia (da qui l'abito monacale della sfilata del palio). Fu poi chiamata Torre dei Salimbene ed in seguito Torre de' Torti quando nel 1486 passò in feudo alla famiglia Torti. Dopo la caduta della dominazione spagnola, nella metà del 1700, il piccolo Ducato di Savoia e il potente Impero Austriaco, non riuscirono ad accordarsi sulla linea di frontiera. nell'attesa di una soluzione la zona compresa tra le campagne di Campomaggiore, San Fedele, Torre de' Torti e Travedo, le "Quattro terre", diventa terra di nessuno infestata dai "balossi" banditi nostrani, o nobili in disgrazia, o spie, o trafficanti di armi che occuparono questa terra di nessuno, in cui non vi erano né padroni né governi a cui pagare le tasse, che venivano così evase. Da qui il nome di "EVASUR". La situazione si trascinò per alcuni anni fino a quando i due governi decisero di compiere un'azione militare congiunta.